Mamme si nasce. Nel senso che, per natura, al di là del fatto di poter o meno generare un figlio, un po’ mamme lo si è sempre a prescindere. Con gli amici, col marito, col datore di lavoro, col vicino di casa. E’ un fatto congenito, innato, naturale a priori. Per questo io non credo che “leggendo s’impari” ad esserlo o che ci siano le istruzioni per diventarlo. Penso piuttosto che se noi tocchiamo ad un figlio e quel figlio tocca a noi è perché è così che deve andare. L’uomo propone, Dio dispone. Quella è la vera “formula perfetta”, il modo in cui il Signore abbina una mamma al suo bambino e quel bambino alla sua mamma. Con buona pace di chi ci vorrebbe convincere che le mamme non servono più e che i figli si possono comprare. Baggianate.
Però, anche se ritengo che non sia cosa da “apprendere” leggendo libri, ne ho letti diversi anch’io. In tanti punti mi son detta “embé, certo!” e in tanti altri “ma che dice questo!”, però alla fine l’ho fatto. Li ho letti e ne sto leggendo altri.
Di seguito vi consiglio quindi le letture che, ad oggi, ho trovato più utili e interessanti in ordine sparso; a tratti anche non sempre condivisibili, ma pur sempre certamente utili:
“I cinque linguaggi dell’amore dei bambini” di Gary Chapman e Ross Campbell;
“Le madri non sbagliano mai” e “Genitori grandi maestri di felicità” di Giovanni Bollea;
“I no che aiutano a crescere” di Asha Phillips;
Leggere di crescita e di educazione stimola la riflessione e la capacità di confrontarsi con dubbi e certezze che tutti i genitori hanno. Anche quelli che si sentono arrivati. Farlo con apertura mentale e disponibilità aiuta a mettersi in discussione, e mettersi in discussione è secondo me sempre necessario a qualunque educatore e ad ogni età. Conoscere, pensare, riflettere e agire sono verbi indispensabili a posizionare le proprie scelte educative sull’asse cartesiano e soprattutto a farlo in modo critico e responsabile.
Pensiero, parola e azione, direbbe un orientale? Mettetela come volete, ma sgusciate le vostre assiomatiche convinzioni e mettetevi in ascolto.
In fondo, anche un vegano, prima di comprare le polpette vegetariane al carciofo, impara a memoria l’etichetta e cerca tutti gli ingredienti su internet. E i figli non sono polpette. Ne vale la pena. Poco poco.
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